Ciao Scheletrine e Scheletrini! In questa esplorazione io, Stefano e il Pink Fluffy Unicorn vi portiamo alla Italcementi di Montoggio, un autentico gioiello di archeologia industriale.
Da fuori pareva la solita fabbrichetta abbandonata insignificante, ma cominciando ad esplorarla ci siamo accorti che ci aveva riservato numerose sorprese, perché piena di sotterranei e piani labirintici.
L’ Italcementi di Montoggio è una delle diverse sedi Italcementi italiane chiuse nel corso degli anni, tanto che questo colosso è passato ad averne da 17 a 9.
L’azienda è però presente in tutto in mondo con ben 53 cementerie. La suddetta è stata fondata nel 1864 a Scanzo (BG) da Giuseppe Piccinelli e si occupava di produrre calce idraulica e cemento.
Quest’ultimo si diffuse molto velocemente, tanto che venne impiegato per diverse opere come il ponte sull’Adda, la stazione S. Lucia a Venezia, il grattacielo Pirelli a Milano e il Canale di Suez in Egitto.
Agli inizi del ‘900 l’azienda passò in mano ai fratelli Pesenti, negli anni ’20 contava 12 cementerie, oltre 1500 dipendenti e 5 anni dopo venne quotata in borsa.
Nel 1992 assunse una dimensione globale con l’acquisizione di Ciment Francais, mentre nel 2016 ha iniziato a far parte di Heidelberg Cement Group.
Altre grandi opere recenti sono state il padiglione in cemento trasparente per il padiglione Italia all’Expo di Shangai nel 2010 e il Palazzo Italia di Expo 2015.
Se vuoi vedere le foto dell’Italcementi di Montoggio cliccate qui
L’entrata all’Italcementi di Montoggio non è sicuramente delle più semplici (da qui ho constatato che fare urbex in Liguria è un’impresa tutt’altro che facile visto che abbiamo dovuto scavalcare in tutti i posti visitati) ma ne è valsa davvero la pena e te lo garantisce una che non ama particolarmente le fabbriche abbandonate.
Si entra scalando una piccola montagnetta o passando da uno spazio tra un muro e un cancello (all’uscita sono rimasta incastrata con le tette).
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