Ciao Scheletrine e Scheletrini! In questa esplorazione vi porto in Giappone, all’Higashiyama Aquapark, un parco acquatico che ci riporta immediatamente negli anni Ottanta.
Premetto che fare urbex in Giappone è un’impresa alquanto ardua, specie se non hai un’automobile a disposizione, perché i luoghi abbandonati si trovano spesso in località sperdute.
Ma questa volta mi è andata davvero bene perché l’ Acquapark di Higashiyama si trova a pochi minuti dalla fermata della metro di Kyoto.
Prima di scoprire che l’entrata è davvero semplicissima, mi sono avventurata in una tortuosa strada in salita priva di marciapiedi (fortunatamente passavano poche auto).
Purtroppo non sono riuscita a reperire alcun tipo di informazioni su questo acquapark, ma lo stile degli scivoli e delle piscine è decisamente anni 80.
Le acque delle piscine sono ormai divenute dei putridi acquitrini maleodoranti e una vasca è addirittura abitata da due carpe (una bianca e una rossa), che sono state portate da chissà chi.
L’inquietante silenzio viene ogni tanto interrotto dal passaggio di qualche animale selvatico o insetto, certi che nessuno andrà a disturbarli, anzi ho anche avuto la sensazione di essere scomoda tra tutta quella pace.
Si entra comodamente dal cancello, ma bisogna destreggiarsi tra le numerose erbacce e affrontare dei gradini molto scivolosi.
Ciò che ha attirato di più la mia attenzione è stato un grande orologio fermo a due orari diversi, ma anche una barca ormai pronta ad affondare nel paludoso degrado.
Le scale dello scivolo per bambini sono talmente arrugginite da non reggere manco il peso di un piede.
Non conoscendo per nulla la legislazione giapponese, ho preferito non farmi notare mentre entravo all’interno dell’ Acquapark di Higashiyama.
Per fortuna è una zona molto tranquilla dove passano davvero pochissime persone (ma dalle macchine ho capito che è abitata da persone benestanti), ma proprio accanto all’ingresso è presente un ufficio per nulla abbandonato.
Non consiglio di indossare scarpe da ginnastica o con la suola liscia, perché il pavimento e i gradini sono molto scivolosi, anzi sia per salire che per scendere mi sono aggrappata saldamente al corrimano.
Ci sono molte erbacce, ma il passaggio di altri urbex ha appiattito dei sentieri che rendono l’esplorazione molto più semplice. Se vi è piaciuto l’articolo, condividetelo sui vostri social, mi farebbe davvero piacere.
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